Gli ospiti hanno potuto percorrere - tra edizioni da collezione, filmati, proiezioni e installazioni - un viaggio artistico e multimediale nel mondo Vanity Fair. Dal romanzo di William Makepeace Thackeray da cui la rivista prende il nome alla prima edizione del magazine americano del 1914, dagli storici scoop firmati Tina Brown e Graydon Carter al primo numero del settimanale italiano, da un video di mash up con tutti i party più glamour alle copertine d’artista, dai libri alle attività social che hanno contraddistinto gli ultimi anni.
Un grande spazio interamente dedicato all’epopea diVanity Fair, dagli esordi ai giorni nostri. Nella prima sala espositiva, oltre all’edizione originale del romanzo di Thackeray e al primo numero diretto da Frank Crowninshield, sulle pareti sono appese 1085 copertine scelte tra le edizioni americana, italiana, spagnola e francese.
A ripercorrere le tappe principali della storia del magazine è dedicata un’area apposita, una cronistoria che illustra i momenti salienti: dalla prima volta che compare l’espressione «fiera della vanità» (è il 1678!) all’ultima sterzata epocale impressa al magazine a livello internazionale (il recente debutto del progetto europeo). Altro spazio, poi, per riscoprire i reperti più iconici come il catalogo della mostra-evento che Mimmo Rotella ha dedicato a Vanity Fair Italia nel 2004 al Palazzo della Triennale di Milano, un racconto autobiografico di Tina Brown dei suoi anni al timone del magazine, l’ultima copertina dedicata a Lady Diana prima del fatidico incidente dell’agosto 1997 o un volume da collezione contenente le storie più toccanti raccontate dall’edizione italiana durante l’anno della pandemia.
Percorrendo i corridoi di Palazzo Axel si incontra, poi, la sala dedicata alle aperture (ovvero, le doppie pagine di foto e testo che introducono i servizi giornalistici) che hanno fatto la storia del brand. Impossibile non citare il reportage di una giornata che Vanity Fair Italiaha trascorso con l’indimenticata Raffaella Carrà. Il ritratto che Fabrizio Ferri ha scattato a una Monica Bellucci in stato di grazia: nuda, stesa su un prato e incinta della prima figlia, Deva Cassel. Il racconto privato di Barack Obama. E molto altro.
Per immergersi nell’atmosfera delle feste indette daVanity Fair, bisogna fissare il megaschermo esposto in uno spazio apposito. In loop, un mash up degli eventi più glamour: dai leggendari Vanity Fair Oscar Partyche, dal 1994, ogni anno si tengono a Los Angeles all’indimenticabile Fab Five, la festa lanciata da Vanity Fair Italia nel 2008, per celebrare il primo quinquennio di successi al Black & White Ball, il ballo in maschera tenutosi a Venezia nel 2019.
La mostra termina con il racconto di come lostorytelling si è evoluto all’interno del network di Vanity Fair che, oggi, dalla carta stampata si allarga a sito, social, eventi digitali e fisici in una formula editoriale unica che fonde informazione e intrattenimento. Da un lato, una tavola apparecchiata in stile imperiale mostra una compagine di commensali sui generis: al posto delle persone in carne e ossa, figurano otto monitor con i volti dei personaggi che, negli anni, si sono raccontati a Vanity Fair. Da Madonna che, in un’intervista con il direttore Simone Marchetti, spiega il suo punto di vista sull’emancipazione femminile aEmma Mackey, protagonista del serial tivù Sex Education, a molti altri. Sono il simbolo del simposio di storie, interviste, reportage e visioni che, ogni giorno, non solo ogni settimana, il network del magazine porta all’attenzione della sua community.
All’altro capo della sala, un cubo specchiato in cui entrare per immergersi nell’universo digitale di Vanity Fair. Un universo che unisce in un loop da algoritmo tutti i progetti speciali che hanno caratterizzato gli ultimi due anni del brand: video, monologhi scritti e letti in esclusiva da esponenti del mondo dello spettacolo, dirette, challenge, attivismo, gallery, approfondimenti su storie forti e originali che trattano argomenti di interesse collettivo con cui tenere aggiornati gli oltre 3,5 milioni di utenti social.
La mostra-evento è stata resa possibile grazie al supporto di alcuni partner: Campari, che oltre a essere Main Sponsor della Mostra del Cinema, sostiene il mondo e la passione per il Grande Schermo con il progetto Campari #PerIlCinema che permette, acquistando un buono valido per un ingresso al cinema, di riceverne un secondo in omaggio, offerto da Campari. ISDIN, azienda internazionale di Barcellona leader in fotoprotezione e dermatologia, che per l’occasione ha permesso di scoprire alcuni prodotti speciali come Instant Flash, K-OX eyes, UV Mineral Brush. Moët & Chandon, che torna al Lido con un’iniziativa in collaborazione con Diversity a sostegno del progetto di ricerca dedicato alla rappresentazione valorizzante e inclusiva delle persone nel cinema. Infine Millefiori® Milano con la fragranza per ambienti Acqua Blu: una fragranza enigmatica dagli intensi contrasti che, nella sua freschezza, riflette le molteplici sfumature dell’acqua, con frizzanti note agrumate che incontrano rinfrescanti sfaccettature acquatiche e moderni accenti aromatici, per una cristallina atmosfera blu oceano.
Con questo evento Vanity Fair, attraverso una partnership speciale, sostiene Venetian Heritage, organizzazione internazionale non profit con sedi a Venezia e a New York che supporta iniziative culturali tramite restauri, mostre, pubblicazioni, conferenze, studi e ricerche, ai fini di far conoscere al mondo l’immenso patrimonio di arte veneta in Italia e nei territori anticamente parte della Serenissima.
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