Il titolo della mostra “Linea d’ombra” arriva dal romanzo di Joseph Conrad, La linea d’ombra (1916), che riflette sul tema del tempo e del passaggio all’età adulta.
Nelle 41 opere esposte, fra disegni, fotografie e un video, ricorrono alcuni motivi cari a Marras: l’amore per tutte quelle cose remote segnate dalle tracce del tempo e trasformate dal vissuto, l’ossessione della ripetizione come mantra contro l’oblio, il gusto per l’accumulo, il senso del teatro e del travestimento.
Antonio Marras disegna sempre, “nulla dies sine linea, nessun giorno senza tracciare una linea’’. Antonio Marras ha sempre in mano una matita, una penna, uno stilo e dei quaderni, fogli, agende, block notes per riempire spazi vuoti, per lasciare orme, rivelare forme, suggestioni nel tentativo di raccogliere sguardi, reliquie, reperti, segni.
L’artista/stilista traccia mappe e segna territori, tratteggiando voci e silenzi, spinto da quell’amore per tutto ciò che è vivo e che palpita che si traduce in un’urgenza del fare e che dà vita a un universo di disegni che si animano, segni che prendono forma, ritratti che parlano, ombre che riflettono promesse, linee che tracciano sentieri di seduzione.
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