Sergej Paradžanov, mitico-romantico regista armeno, musicista, pittore,amante di patrimoni fiabeschi
e tradizioni leggendarie oltre che cultore di ogni forma di trovarobato, collezionismo di oggetti, ornamenti e tracce di folclore di quel crogiuolo di etnie e religioni che è la regione del Caucaso, sulla incandescente linea di confi- ne eurasiatica incarnata da secoli di diaspore del popolo armeno.
Antonio Marras ne rimase affascinato a Parigi nel 2007, nella mostra di : le magnifiche.
Ed è a Paradžanov e alla sua ASHKHARUMS che dedica la collezione.
L’ornamento diventa elemento comunicativo e simbolico:
stratificazioni, incrostazioni, sovrapposizioni di tessuti, pizzi, ricami, cuciture;
decostruzione e ri-assemblaggio, estrapolazione di frammenti e dettagli stilistici,
accumulo di applicazioni impazzite,
pezzi di tessuti, brandelli di materiali manipolati e ri-contestualizzati.
Ed è a Paradžanov e alla sua ASHKHARUMS che dedica la collezione.
L’ornamento diventa elemento comunicativo e simbolico:
stratificazioni, incrostazioni, sovrapposizioni di tessuti, pizzi, ricami, cuciture;
decostruzione e ri-assemblaggio, estrapolazione di frammenti e dettagli stilistici,
accumulo di applicazioni impazzite,
pezzi di tessuti, brandelli di materiali manipolati e ri-contestualizzati.
Riflessione sulla memoria e sul tempo:
memoria individuale, collettiva e storica deposta su abiti, segno di identità.
Dove la dimensione onirica, visionaria è parte fondamentale, dove nascono accostamenti inconsueti, arditi, si materializzano analogie, relazioni impreviste, intrecci accentuati e continue metamorfosi.
Si susseguono colori ossidati, come il bronzo e l’ottone, il piombo, l’oro, l’avorio, il sabbia, il grigio-verde, e il testa moro interrotti da esplosioni di bianco, turchese, porpora e giada brillante.
I tessuti sono molteplici e affiancati per contrasto o per similitudine.
Taffettà metallico, lino lavato, shantung stretch cangiante, organza, crêpe, rigati stuoia,
tweed di lino sovratinto, crepe fluidi, broccati, fil coupé, damaschi, jacquard, pizzi macramè, sangallo, chiffon e pelle laminata.
Un caleidoscopio di fantasie eclettiche, collage materici di esplosioni di piatti e tazzine del servizio buono, cornici di bouquet di rose, foglie, fiori tappezzeria, geometrie, pois
a formare collages di ogni tipo e colore.
Linee allungate, fluide, asimmetriche contrapposte a costruzioni da atelier.
Drappeggi e sovrapposizioni, jabot, balze, rouches, trasparenze, veli e stratificazioni.
Volumi maschili nei pantaloni ampi.
Nelle giacche doppiopetto inaspettate finestre di nudo.
Lunghi abiti sensuali e severe camicie decorate. Rigore e ornamento, accumulazione e sottrazione.
Occorre l’eccesso, l’eccentricità contro il luogo comune, la banalità e l’uniformità.
memoria individuale, collettiva e storica deposta su abiti, segno di identità.
Dove la dimensione onirica, visionaria è parte fondamentale, dove nascono accostamenti inconsueti, arditi, si materializzano analogie, relazioni impreviste, intrecci accentuati e continue metamorfosi.
Si susseguono colori ossidati, come il bronzo e l’ottone, il piombo, l’oro, l’avorio, il sabbia, il grigio-verde, e il testa moro interrotti da esplosioni di bianco, turchese, porpora e giada brillante.
I tessuti sono molteplici e affiancati per contrasto o per similitudine.
Taffettà metallico, lino lavato, shantung stretch cangiante, organza, crêpe, rigati stuoia,
tweed di lino sovratinto, crepe fluidi, broccati, fil coupé, damaschi, jacquard, pizzi macramè, sangallo, chiffon e pelle laminata.
Un caleidoscopio di fantasie eclettiche, collage materici di esplosioni di piatti e tazzine del servizio buono, cornici di bouquet di rose, foglie, fiori tappezzeria, geometrie, pois
a formare collages di ogni tipo e colore.
Linee allungate, fluide, asimmetriche contrapposte a costruzioni da atelier.
Drappeggi e sovrapposizioni, jabot, balze, rouches, trasparenze, veli e stratificazioni.
Volumi maschili nei pantaloni ampi.
Nelle giacche doppiopetto inaspettate finestre di nudo.
Lunghi abiti sensuali e severe camicie decorate. Rigore e ornamento, accumulazione e sottrazione.
Occorre l’eccesso, l’eccentricità contro il luogo comune, la banalità e l’uniformità.
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